Vi siete mai trovati in una spiaggia davanti a un cartello con scritto “vietato raccogliere le conchiglie”, e avete mai pensato “vabbè ne prendo solo una piccola, tanto chi se ne accorge!?”.
Se siete riusciti a trattenervi siete stati responsabili e molto probabilmente avete ragionato su quali potessero essere le conseguenze ambientali e legali della vostra azione. Di contro, se dal pensiero siete passati all’azione, e avete preso la piccola conchiglia, potreste essere dei perfetti “FREE RIDER”.
In sociologia il Free Rider è quel soggetto che evita di dare il proprio contributo alla causa comune in quanto pensa che per far funzionare bene quel particolare sistema sia sufficiente l’impegno svolto dagli altri.
Questo è una tema attuale, soprattutto in questo periodo di quarantena nel quale abbiamo il dovere di rispettare le misure restrittive indicate nell’interesse di tutti.
I meccanismi emotivi che potrebbero spingere un Free Rider a violare i confini dello #IoRestoaCasa# potrebbero dipendere da vari stati emotivi, come ad esempio quello di sentirsi irrequieti, ansiosi, tristi etc. Tutto ciò non è strano, ma normale, perché lo stare rinchiusi non fa parte della nostra natura umana. Se vogliamo però ritornare a prendere possesso delle nostre vite, dei nostri amici, delle nostre relazioni è opportuno pensare a noi stessi come un sistema unico in cui ogni azione può contribuire, o meno, a migliorare questa condizione. Come disse Watanabe, un fisico giapponese, “il divenire è un passaggio dal futuro al passato. Esso è situato nel presente”. Possiamo quindi arrivare a sognare un futuro solo se facciamo qualcosa di concreto, e non pensare “tanto lo fa mia mamma, mio cugino o mio fratello”, ma lo faccio io ed ora!